MOTO

La prova di un mito… Ducati Scrambler

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E’ una moto che parla al cuore della passione la Ducati Scrambler Icon. Piace perchè diretta ed intuitiva, pratica, divertente, caratterizzata da un motore lineare che la rende piacevole da guidare…

La bella stagione crea dei “fenomeni” alquanto particolari, intensi, direi piuttosto unici. Quasi come un orologio biologico sulla pelle, si avverte il cambio passo della stagione, l’aria fresca ora non più insidiosa, passa attraverso il tessuto della giacca, segno evidente che è ora di godersi le due ruote… Piace parecchio non solo l’idea ma soprattutto la sensazione della gran voglia di guidare, di andare, di vivere la moto come non può esser fatto nel periodo invernale.

Fatto stagionale da un lato, voglia di moto dall’altra, fattori che creano quella condizione di benessere interiore legato proprio all’uso sano della moto… Quest’anno quel click l’ho avvertito in sella alla nuova Ducati Scrambler, moto direi perfetta per questo “tuffo nell’appartenenza” nel nuovo della stagione perchè, è evidente, che Scrambler non è solo una due ruote ma, soprattutto, un brand, uno stile di vita, un momento di condivisione delle emozioni più intense.

Concetti del passato e moderni fusi insieme…

Visione romantica certo, ma anche e soprattutto un salto nel passato, in quella visione più post-heritage a 360° del reale valore emotivo di questa moto che sfoggia materiali moderni e d’effetto (alluminio per forcellone e alcune parti motore, acciaio per il serbatoio e telaio, luci a LED, manubrio largo e coperture tassellate) legati intimamente ad un design che viene da lontano e che raccoglie anni di storia del motociclismo.

Baricentro basso per tre mondi Scrambler

Caratteristica della Scrambler è il baricentro basso, quindi facilità di guida, piedi sempre ben piantati a terra ed un’impostazione enduristica grazie al manubrio alto e largo che si abbinano ad un comfort davvero unico, un po’ come riscoprire la piacevolezza della sella lunga e larga, con pilota e passeggero seduti sulla stessa linea, modalità utile alla “comunicazione” spontanea. Il mondo Scrambler Icon si divide in tre: Urban Enduro, Full Throttle e Classic; quindi tre modi di essere e di scoprire soprattutto questo nuovo ed intrigante mondo Ducati. Ma non è tutto, perchè Scrambler gode di una gamma di “ingredienti” per la personalizzazione.

Icon, un mondo di dettagli…

La fanno da padrone gli anni ’70 in sella alla Scrambelr: la “nostra” Icon ci racconta molto del passato ma ci “spiega” ancor meglio come, concetti moderni, possano convivere per creare un effetto davvero travolgente. Le principali caratteristiche della Icon quindi, sono legate alle due colorazioni “62 yellow” con telaio e sella neri e “Rosso Ducati” con identiche desinenze in black.

Colori a parte però, spiccano il serbatoio in acciaio a goccia (con guance laterali  in alluminio intercambiabili), la sella bassa a 790 mm da terra (opzionale da 770 mm), il peso a secco molto contenuto pari a 170 kg – che si abbina al basso baricentro -, il manubrio largo, il proiettore anteriore con parabola in vetro con logo Ducati e luci LED, quello posteriore a LED a diffusione, il bicilindrico ad “elle” da 803 cc, la strumentazione LCD, il carter copricinghia in alluminio, impreziosito dalla lavorazione a macchina, il telaio a traliccio doppia trave in acciaio, il bel forcellone pressofuso in alluminio, i cerchi in lega a 10 razze 18″ anteriore e 17 posteriore – che montano grintose coperture Pirellii di derivazione enduristica – ABS a due canali e vano sottosella con presa USB.

Design per rivivere il mito…

Gli anni ’70 sono lo spirito forte del mondo Scrambler ma, i cerchi in lega, il mono posteriore con la forcella a steli rovesciati e la pinza ad attacco radiale, sono nei fatti il concetto, l’espressione del moderno, dell’attuale su due ruote. Spicca quindi il grande equilibrio globale della moto, grazie al serbatoio a goccia – vera nota classica che primeggia su tutte le versioni – con le caratteristiche “guance” intercambiabili in acciaio spazzolato, oltre alla sella lunga che “raccontano” al meglio il senso della proporzione della moto, che si sommano alle “note” di dettagli come il piccolo parafango anteriore, il silenziatore corto ed il forcellone.

Uno spunto, un tocco di futuro, arriva poi dal proiettore anteriore, caratterizzato dal contorno guida-luce a 360° con LED dedicati, un altro componente unico. Senza dimenticare la strumentazione, con icona circolare e  contagiri ispirato al modello degli anni ’70; tutto digitale, il resto delle informazioni propone doppio conta km parziale, totale, trip fuel, temperatura aria, service, orologio, spia riserva e ABS (peccato, forse l’indicatore benzina ci stava tutto….) spia pressione olio, abbaglianti, neutral, indicatori direzione, fuori giri e immobilizer.

Due valvole, 803 cc, raffreddamento ad aria ed il gioco è fatto!

Semplicità per una moto semplice e che parla al cuore: il bicilindrico Ducati ad “elle” da 803 cc – compresso 11:1 – è derivato da quello del Monster 796, che vanta alesaggio da 88 mm per una corsa pari a 66 mm, ma naturalmente rivisto nei diagrammi per il carattere diverso della Scrambler, che certo privilegia un’erogazione pulita ma soprattutto molto lineare e ricca di coppia.

Questo bel “desmodue”, al fine di essere “sistemato” all’interno del telaio (più precisamente all’interno della triangolazione centrale) è stato dotato di un unico corpo farfalla da 50 mm alimentato da un doppio iniettore “sottofarfalla”. Le parti mobili quali pistoni ed albero motore, sono quelli della “796” ma gli assi a camme godono dell’incrocio a 11° per favorire un’erogazione costante e progressiva, unitamente al particolare scarico 2 in 1.

C’è la frizione APTC antisaltellamento…

Il cambio della Scrambler ha sei rapporti (rapporto finale 15/46) ma c’è la frizione APTC antisaltellamento in bagno d’olio con comando meccanico, quasi una “garanzia” nel rispetto dell’essenzialità della moto… La natura del bicilindrico Ducati quindi, vanta 75 Cv a 8250 giri con coppia di 68 Nm a soli 5750 giri mentre gli intervalli manutentivi sono ogni 12.000 km.

E mai come sulla Scrambler, è forte il fascino del “desmo”, il sistema di richiamo delle valvole nato per mente dell’Ing.Taglioni nel 1956 con il debutto della 125 cc da GP, che all’epoca montava tre alberi a camme in testa, fatti ruotare da alberi verticali con coppia conica. Da quel momento il mitodesmo  divenne una concreta realtà costruttiva del “logo” Ducati nel mondo…

Telaio a traliccio tubolare, altra essenza del mito Scrambler…

Tutto ciò che vive sulla Scrambler, lo fa grazie al telaio a traliccio tubolare in acciaio a doppia trave che stringe il motore e si “estende” fino a sotto le sella. Le quote vitali sono agili con 24° d’inclinazione cannotto ed i 112 mm di avancorsa che di fatto assicurano la massima agilità in città ma anche sul “guidato”, anche in virtù dei 1445 mm d’interasse che la rendono stabile in autostrada… Al centro infine, il serbatoio da 13,5 litri per una grande autonomia.

E se parliamo di sospensioni, un tocco di attualità lo infondono la forcella Kayaba a steli rovesciati da 41 mm (non regolabile) oltre al mono posteriore, sempre Kayaba, regolabile nel precarico, che, unitamente, assicurano 150 mm di escursione in un range molto ampio e variegato anche su sterrato leggero, dove le ottime coperture Pirelli MT60 RS (110/80×18″ e 180/55×17″), assicurano molto grip su asfalto ed una buona trazione in offroad leggero.

Impianto frenante Brembo ed ABS a due canali…

Fa un certo effetto vedere l’impianto Brembo sulla Scrambler: l’impianto si compone di disco singolo anteriore da 330 mm (scelta messa a punto per lasciare libera alla vista la parte destra della moto) da 5 mm che viene rallentato da pinze monoblocco Brembo M 4.32B a 4 pistoncini con attacco radiale, mentre al posteriore c’è un disco più piccolo da 245 mm dotato di pinza monopistoncino da 32 mm.

Come va: molto più di una moto…

Forse potrebbe sembrare una “forzatura” ma è proprio con questo concetto che si apre l’approccio con il mondo Scrambler: sarà per quel bel faro tondo tondo, per quella sella lunga così rassicurante – nel senso del comfort – sarà per il manubrio largo e la posizione di guida rilassata o per quell’aspetto accattivante ma l’agile Scrambler, piace eccome anche per la sua natura di spirito libero…

La posizione di guida vede, oltre al manubrio largo in agile stile fuoristradistico, pedane leggermente arretrate ed alte ed una perfetta triangolatura busto/braccia/gambe, a testimonianza della generosità se parliamo di “accoglienza” in sella; l’imbottitura è morbida e contenitiva e, finalmente, pilota e passeggero potranno dialogare senza “citofonare” al piano superiore, come spesso accade ormai con la stragrande maggioranza delle moto. I comandi sono estremamente funzionali, anche se avrei preferito, al posto della spia riserva, un indicatore del carburante vero e proprio, mentre l’area del contagiri sembra un po’ esile ma piace l’andamento in senso orario dell’indicatore digitale.

Agilissima in città grazie alle quote ciclistiche…

Quindi star seduti è molto naturale oltre che particolarmente confortevole… Scrambler poi, si rivela agilissima in città, dove mostra, abbinato al peso ridotto ed alla sella bassa, doti poco comuni di “sgattaiolare” tra le auto nel traffico ma pure guidarla in scioltezza sulle vie ad elevato scorrimento, dove magari la velocità sale; piace parecchio l’abbinamento di quote ciclistiche agili abbinate ad uno sterzo reattivo, poco pesante a dispetto delle ampie coperture tassellate, capaci di gran tenuta su asfalto. Ma Scrambler è fantastica anche nelle manovre da fermo, dove mostra tutta la sua pratica essenza.

Sospensioni un pelino rigide, specie in compressione…

Forse, in tema di sospensioni, Scrambler Icon accusa una certa “ruvidità” di funzionamento della forcella e del mono: la forcella, pur assorbendo bene i colpi, manifesta un certo nervosismo specie in compressione, nel senso che le asperità non vengono spesso digerite in modo fluido ma, al contrario, in modo nervoso, cosa che si trasforma in picchi spesso fastidiosi per pilota e passeggero; il mono invece, pur lavorando bene nel secondo tratto di corsa, esprime una certa disomogenità quando le asperità o le gibbosità dell’asfalto si fanno più pronunciate e la sospensioni smorza poco, idraulicamente parlando, i picchi veloci in sequenza.

Bella da guidare sul misto, diverte sempre se l’asfalto è buono…

Tutto questo, a mio avviso, toglie un po’ di attenzione dalla guida, che sarebbe molto più piacevole se le sospensioni reagissero in modo meno incisivo ed immediato. Ed anche fuori città, dove c’è da guidare, il ritmo è spesso “spezzato” dal comportamento della forcella e specie del mono, che esprime troppo on/off piuttosto che un’unità che diluisca bene le asperità.

Però, se l’asfalto è “pulito” la guida diventa un sano divertimento nei destra/sinistra, nell’ingresso curva anche staccando forte; può sembrar stranola Scramblerinvita ad aumentare il passo, perchè la sua ciclistica consente molto di più di quello che mostra… Quindi si rimane sorpresi dall’angolo di piega, dalla stabilità a centro curva e quando si esce dai tornantini a bassa velocità, dove la moto mostra tutta la sua naturale agilità.

In tutto questo si rimane ancor più sorpresi dall’incisività dell’impianto frenante, potente, aggressivo e modulabile quando serve, anche se si decide di strapazzarlo a dovere; la pinza Brembo ad attacco radiale ed il disco singolo da 330 mm funzionano davvero benissimo e la sensazione, il gradiente di sicurezza – parlando di margini – è davvero elevato in rapporto alla superficie d’attrito.

Motore elastico, progressivo sempre con tanta, tanta coppia da 4000 giri…

Questo “desmodue” è davvero un gran bel motore! Ad ogni porzione di gas c’è tanta coppia e la rapportatura “corta” aiuta non poco nel guizzo energetico del regalare accelerazione e poco utilizzo del cambio a sei marce, sempre perfettamente assistito da una frizione modulabile e leggera da azionare.

L’erogazione si ottimizza/regolarizza a partire dai 2500 giri – sotto i 2000 invece non è proprio lineare – e dai 3000 giri indicati il tiro è davvero eccellente; le marce vengono snocciolate in rapida sequenza perchè la coppia e la fluidità del nuovo “accoppiamento” assi a camme/diagrammi è azzeccatissimo per Scrambler anche se dai 4000 giri in poi la coppia si fa più presente ed incisiva ed il tiro davvero entusiasmante in rapporto ai valori di accelerazione.

Quindi per definire un quadro del motore, direi che il suo pregio migliore sono gli elevati valori di coppia legati ad avere sempre il tiro giusto con qualsiasi marcia sia inserita… Lo si scopre quando si percorrono tratti guidati e la moto va via con un filino di gas ma la risposta, alla minima sollecitazione, è immediata ed aggressiva ma senza mai essere “invadente” per il pilota. Stabile anche sul veloce, Scrambler Icon vive in funzione di un’attenta “manipolazione” dei diagrammi di distribuzione, di fatto ottimizzati per una guida sempre piacevole, fluida ma, soprattutto, davvero coinvolgente…




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