Moto Guzzi V7 III: ritorno al futuro
La terza generazione di una delle Moto Guzzi più iconiche e amate. V7 III è il risultato della passione e del coraggio della Moto Guzzi di oggi, abile e competente nel rinnovare la sua best seller, lasciando inalterati carattere e autenticità, due valori destinati a durare nel tempo.
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La tua identità, il tuo carattere, la tua personalità sono la tua moto.
Lei è l’espressione concreta di quello che sei, e personalizzarla vuol dire renderla unica, tua.
Moto Guzzi ha pensato a 3 kit di accessori per la tua V7 III, con parti sia al grezzo che già personalizzate.
Stripes, Black&Red e Classic Green sono tre progetti ispirati alla storia, all’heritage sportivo e alla tradizione stilistica made in Mandello del Lario.
Moto Guzzi li ha ideati e sviluppati per esaltare la tua unicità.
Inoltre c’è una gamma di 90 accessori è pronta per allestire la nuova versione della 750 di Mandello, aggiornata con cambio a sei marce, ABS e controllo di trazione.
Le Case ormai l’hanno capito da tempo: per conquistare i motociclisti moderni non basta più un prodotto valido. Bisogna che sia customizzabile. Perché sempre di più si ha voglia di personalizzazione, unicità e stile e questa cosa l’hanno capita anche i vertici del Gruppo Piaggio, con le loro Moto Guzzi V7 III.
La cosa bella di questi accessori è che sono acquistabili singolarmente, non solo raggruppati in kit, e mixabili tra loro, così da realizzare numeri virtualmente infiniti di special, una diversa dall’altra. E poi tutti gli elementi che compongono le diverse configurazioni sono omologati e non faranno decadere la garanzia della V7 III. Infine, dal momento che la terza generazione della settemmezzo Guzzi è grossomodo identica (esteriormente) alla versione precedente, tutti i componenti si potranno montare anche sulle V7 prodotte sinora.
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Ad uno sguardo distratto la V7 III, infatti, sembra identica al modello che l’ha preceduta. Ma le migliorie sono tante. Tanto per cominciare c’è il cambio a sei marce. Il rapporto della 1° è quasi identico al modello precedente, mentre quello della 6° è uguale alla 5° di prima. Ciò significa che le marce sono più vicine tra loro, il motore cala meno di giri tra una cambiata e l’altra, e in definitiva si è sempre al giusto regime in ogni situazione. Il cambio, ora su tre assi anziché su due, è più morbido, più robusto, ma anche più voluminoso. Questo ha obbligato gli ingegneri a riposizionare il motore all’interno del telaio, ruotandolo in avanti di 4°. Così facendo si abbassa di 10 mm e avanza di 30 mm: ora c’è più spazio per i piloti di alta statura, che non rischiano più di toccare i cilindri con le ginocchia. In più le pedane sono state abbassate di 25 mm e la sella di 10 mm: anche queste modifiche concorrono a migliorare l’ergonomia, permettendo al contempo ai meno dotati in altezza di toccare terra con estrema facilità.
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Invariato il carattere del motore: brioso e capace di accettare la piena apertura del gas senza sussulti sin dai 2.000 giri, ha un allungo appena sufficiente ma l’erogazione è dolce e lineare. Qualche vibrazione arriva alle pedane superati i 5.000 giri, regime che, in sesta marcia, corrisponde a velocità autostradali.
Il nuovo bilanciamento dei pesi derivante dallo spostamento del motore ha abbassato il baricentro, senza tuttavia intaccare le ottime doti di maneggevolezza della V7. In velocità la moto è abbastanza stabile, almeno finché non si esagera: in questo caso le sospensioni vanno un po’ in crisi e si innesca qualche innocuo ondeggiamento. Uno degli affinamenti più importanti riguarda l’elettronica. Innanzitutto c’è finalmente l’ABS, mai troppo invasivo, che reputiamo utilissimo, se si considera che la V7 III è pensata prima di tutto per i novelli e inesperti motociclisti. E poi c’è anche l’ASR, (acronimo di Acceleration Slip Regulation), ovvero il controllo di trazione. Per sentirlo intervenire però, durante il nostro primo test, abbiamo dovuto cercare brecciolino e strisce pedonali viscide. Su asfalto asciutto, il buon grip delle Pirelli Demon di serie, la cavalleria contenuta e l’erogazione dolce non ne fanno apprezzare la presenza.
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