Un’altra “vita” con i quad
In America sono un fenomeno da anni ormai, da noi, invece, questi piccoli trattori stentano a imporsi come fenomeno di massa anche se i numeri si gonfiano anno dopo anno. Per ora le zone d’interesse sono limitate: Lombardia, Piemonte, Romagna, Toscana, solo ora qualcosa in Liguria, ma poca cosa. Nel resto del Paese poco e niente. Ma si sà, noi siamo gente di mare e asfalto, vanno le moto sportive e le naked, al massimo le moto d’acqua; e ci piace esser puliti e tutto ciò che c’entra con terra, sentieri e fango in Italia riscuote sempre poco interesse (basta vedere come il cross, il trial e l’enduro siano considerati sport minori).
Eppure questi “quadrupedi” automatici hanno il loro fascino: muscolosi e forti, sono nati negli anni ’60 in Giappone per i lavori pesanti negli ambienti stretti e fangosi. In America, però, si sono subito tramutati in giochi per grandi, per divertirsi ad “arare” i campi a suon di derapate, spaccarsi le ossa (dalla fatica) e per tornare a casa con il sorriso sulle labbra e un po’ di biancheria tanto sporca che nemmeno il “detersivo” Rossi può nulla.
Per chi non li avesse mai provati, guidare un quad non è difficile, è tutto abbastanza intuitivo, ma alla prima curva potrebbero sorgere le prime incomprensioni: giro il manubrio o “piego” come in moto? Tutte e due, insieme, ma se non si è abituati alle prime si fa una gran fatica. Su strada il corpo si usa poco, solo se non si va veramente forte; invece lo sterzo è importante che, però, non è servoassistito come in macchina. Qui è duro, pesante e all’inizio svoltare è una fatica per via dei gommoni che tendono a deformarsi parecchio, a fare attrito sull’asfalto anche per via della tipica pressione bassa (sono “sgonfi” per girare al meglio su terra, ghiaia e sassi). Così per chi non è abituato, ci si ritrova con un manubrio che non vuole saperne di girare, il “trattore” che reagisce in ritardo ai comandi e che va per la tangente. Insomma, su strada i quad richiedono un po’ di forza e una guida di “anticipo” .
Anche la frenata richiede un po’ di apprendistato perché sui Quad si gestisce come le moto, con il pedale, ma qui non è proprio a portata di piede quando ci si sposta col corpo e per frenare bisogna alzare la gamba, con conseguente perdita di sensibilità nel dosare al forza. Inoltre, le pinze mordono parecchio da subito ed è difficile per chi non è veramente abituato a dosarla per bene senza bloccare.
Meglio la leva al manubrio più modulabile e facile da usare nelle discese e nel superare grossi ostacoli, anche se però la frenata non è incisiva come quella integrale. E non è un caso che chi gareggia con i Quad i freni li gestisce come sulle moto, con le leve al manubrio e niente pedale, così da avere entrambi i freni a portata di dita.
Questi piccoli scalatori, con sali-scendi, qualche cambio di pendenza, tratti a stringere, rami e tronchi da schivare sparsi qua e là e spuntoni da scavalcare, che non hanno impensierito i piccoli bulldozer molleggiati che digeriscono senza problemi inclinazioni notevoli a patto di aiutarli anche con il corpo, movendosi da una parte all’altra, su e giù della sella per controbilanciare gli spostamenti del mezzo.
Tutto molto intuitivo (il senso di equilibrio appartiene alla maggior parte di noi) anche se per un neofita non è immediato. Gli “Sports” poi sono ergonomici, i comandi sono tutti lì a portata di mano, la sella non intralcia i movimenti, così come le pedane che sono ampie anche se si indossano gli stivali da cross.