Il Neurobio-feedback: tecnologia per la psiche
Cari lettori viste le numerose domande che sono state poste in merito al Neurobio-feedback (tecnica citata nel precedente articolo) abbiamo pensato di dedicare uno spazio a questo argomento.
Rispondono alle nostre domande il Dott. Giorgio Tonon (CEO e fondatore Gea Soluzioni) e l’Ingegnere Elisa Votano (Marketing Assistant GEA soluzioni) e la Dottoressa Maddalena Castelletti (Psicologa Clinica esperta in Neuro-biofeedback)
Dott. Tonon, Ing. Votano oggi i media stanno parlando molto di stimolazione cerebrale (elettrica, magnetica) e di neuro bio feedback. Quali sono le principali caratteristiche di questi device medicali?
Dividiamo la stimolazione cerebrale ed il neuro-biofeedback illustrando di seguito le specifiche peculiarità.
Quando si parla di stimolazione cerebrale, definita anche NIBS (non invasive brain stimulation), si intende la somministrazione di piccole correnti focalizzate in un’area precisa della corteccia cerebrale in modalità totalmente indolore e non invasiva.
Tale stimolazione può essere di tipo elettrico o magnetico, ma questi termini non devono indurre all’errata associazione di pensiero con il famigerato e temuto elettroshock (ECT) che non ha nulla in comune con queste applicazioni.
Infatti le deboli correnti della stimolazione transcranica sono in grado di neuromodulare o neurostimolare l’attività cerebrale che può essere somministrata anche in contemporanea con diverse attività (compiti cognitivi, attività motoria o altre pratiche di terapia occupazionale).
Nello specifico, la stimolazione cerebrale non invasiva può essere di tipo elettrico (tES o tCS – transcranial electric stimulation o transcranial current stimulation) oppure di tipo magnetico (TMS o rTMS – transcranial magnetic stimulation o repetetive transcranial magnetic stimulation).
I device medicali dedicati alla stimolazione elettrica sono dotati di 8 canali che permettono anche la registrazione EEG ed un caschetto serigrafato per posizionare correttamente gli elettrodi tipicamente a forma circolare. Uno specifico software permette di gestire tutte le modalità di stimolazione e creare protocolli terapeutici per ciascuna patologia.
Mentre per quanto riguarda la stimolazione magnetica, il device è composto da uno stimolatore ed un coil (bobina) a forma di farfalla o di otto. In grado di erogare una serie di impulsi (con ampiezza elevata – 360 V/m ma durata brevissima – 280 µS) intervallati da pause di ampiezza elevata.
I protocolli di stimolazione permettono il trattamento di varie patologie e disturbi tra i quali i principali:
- Depressione
- Dipendenze
- Riabilitazione cognitiva
- Riabilitazione post stroke
- Autismo
- Acufeni
- Emicrania
- Terapia del dolore
Questo tipo di dispostivi di stimolazione sono certificati e conformi alle normative sulla sicurezza ma comunque devono essere sempre utilizzati solo da personale sanitario opportunamente formato e con le competenze specifiche nella patologia del paziente.
La tecnica del neuro-biofeedback utilizza strumentazioni in grado di acquisire i vari segnali fisiologici quali EEG (elettroencefalografia), ECG (elettrocardiografia), EMG (elettromiografia), Respiro, Temperatura, SkC (conduttanza cutanea) ecc.. attraverso specifici sensori e trasformare questi segnali in uno scenario interattivo, visualizzato su un monitor dedicato al paziente, che gli permetta di riconoscere e percepire più facilmente l’andamento dei propri parametri.
Lo scopo di questa metodica è quello di innescare un feedback capace di insegnare al paziente come modificare o migliorare autonomamente alcuni suoi parametri fisiologici.
Nello specifico, le applicazioni maggiormente trattate con questa metodica sono:
- Disturbo dell’attenzione e iperattività (ADHD)
- Disturbi post traumatici da stress (PTSD)
- Ansia e Fobie
- Concentrazione
- Rilassamento
- Depressione
- Equilibrio e stabilità
Dott. Tonon, Ing. Votano, focalizzandoci sul neuro biofeedback, come funziona l’apparecchiatura?
Si tratta di una tecnica in grado di innescare un’interazione tra ciò che il paziente percepisce attraverso le immagini e i suoni rappresentati sul monitor che ha davanti a sé, ed i suoi parametri fisiologici. Il monitor visualizza uno scenario che rappresenta l’andamento della propria attività elettrica cerebrale o cardiaca, o respiratoria (o altro), ed il paziente impara a gestire questi parametri aumentandone o diminuendone l’attività.
I device medicali dedicati al neuro-biofeedback sono sistemi a 4, 10 fino a 26 canali espandibili che permettono la registrazione e il monitoraggio completo dei parametri fisiologici prelevati con appositi sensori.
Il software permette di gestire tutte le dinamiche e gli andamenti dei segnali e creare protocolli terapeutici editabili con immagini, e suoni personalizzabili, per ciascuna patologia.
Il dispositivo comunica con il PC dell’operatore in modalità wireless permettendo massima libertà al paziente. Il software mostra in tempo reale diagrammi e trend sull’andamento della seduta e consente l’analisi statistica di tutte le sedute per verificare il miglioramento alla fine dell’intero trattamento.
Dott.ssa Castelletti, quali possono essere gli usi clinici di questo device?
Le applicazioni sono moltissime naturalmente e questa tecnica risulta particolarmente efficace quando è inserita in protocollo terapeutico integrato ovvero che preveda anche colloqui psicologici.
Per ricollegarci al tema degli attacchi di panico trattati nella precedente intervista, alcuni pazienti possono trarre notevoli benefici da protocolli di neurobio-feedback che permettano di regolare più efficacemente parametri psicofisiologici quali frequenza cardiaca, respiratoria e promuovendo quei pattern di onde cerebrali tipiche del rilassamento.
Dopo alcune sedute si incrementa la capacità del paziente di modulare le proprie risposte corporee situazioni che causano ansia.
I recenti fatti di cronaca hanno sollevato allarme rispetto all’utilizzo di device in ambito psicologico (Articolo de “il Fatto Quotidiano”: Affidamenti illeciti di minori, 16 arresti a Reggio Emilia: “Lavaggio del cervello e impulsi elettrici ai bimbi” ).
Dott.ssa Castelletti, lei cosa ne pensa?
I fatti citati sono ancora al vaglio delle autorità competenti e non è possibile esprimersi in merito fino a che l’iter della Giustizia sia concluso.
Posso affermare però che quando si parla di strumenti di cura, che siano device medicali, tecniche psicologiche, psicoterapiche ecc, è sempre la correttezza d’uso che determina la tutela del paziente.
Tali strumenti, usati senza averne la competenza o peggio con fini scorretti, possono causare enormi danni a breve e lungo termine. Tuttavia le stesse tecniche posso migliorare enormemente la qualità di vita e il benessere dei pazienti.
Il nostro Codice Deontologico e la Legge Italiana sono chiarissimi in merito ma non basta: è dovere di ciascuno di noi professionisti lavorare in scienza e coscienza con rispetto, eticità e correttezza verso tutta la comunità.
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